Fronte invisibile

Mostra personale di Silvia Mariotti sul paesaggio carsico tra le due guerre

 

Muovendo dall’idea che le arti visive, l’immagine, e la creazione di percorsi espositivi costituiscano strumenti delicati e allo stesso tempo privilegiati per la trasmissione della memoria, all’interno di B#SIDE WAR è stato creata la mostra personale di Silvia Mariotti, curata da Aurora Fonda e Sandro Pignotti, che racconta i retaggi delle guerre mondiali tra passato e presente, catturandoli in quella che è la loro dimensione più aerea, estetica e al contempo permeante.

Silvia Mariotti (Fano, 1980 – vive e lavora a Milano), artista di rara potenza espressiva, attraverso la sua ricerca si sofferma soprattutto sull’indagine del paesaggio naturale, spesso veicolo ideale per una rilettura della storia. Oggetto principale della sua ricerca è il Carso, la sua conformazione naturale fatta di foibe e doline, e la sua relativa ‘antropizzazione’ in tempo di guerra, a partire dal primo conflitto mondiale, giungendo fino al secondo. Esplorandone le prospettive misteriose e i chiaroscuri, l’artista apre interrogativi sulla ri-semantizzazione dei paesaggi carsici attraverso le guerre mondiali, e sul ruolo che oggi hanno nella memoria degli eventi, assurgendo a simbolo di una storia sedimentata, dolorosa, fatta anche di rivisitazioni e di manipolazioni: questi paesaggi e i loro elementi naturali si pongono oggi all’occhio dell’osservatore come caratterizzati da un intrinseco sentimento di oscurità, indissolubilmente ancorato alla memoria tragica dei conflitti mondiali.

Quello di Silvia Mariotti è un intervento artistico che da una parte riflette sull’identità emblematica dei luoghi (che assurgono a simbolo di una storia e di un ‘fare umano’), dall’altra, è una proposta artistica contemporanea rara nella sua capacità di catturare il passato nelle sue stratificazioni, in grado di rendere visibile il dramma che impoverisce e rende incomunicabile la sofferenza delle guerre mondiali, di cui pare ancora impregnata l’aria stessa che sull’altipiano si respira, atmosfera questa di piena oscurità, che sembra scaturire dagli alberi e dagli elementi naturali stessi: testimoni silenziosi di intensa sofferenza, e catalizzatori del mistero e del trauma che ancora avvolge i luoghi del conflitto in senso quasi atmosferico, celati dalla sublime bellezza della natura. L’artista insiste sugli aspetti morfologici del Carso, caratterizzato da un particolare terreno in cui l’azione corrosiva dell’acqua nel sottosuolo ha creato, nel corso del tempo, varie conformazioni sotterranee, tra cui queste cavità simili a pozzi, diventate emblemi di eccidi di guerra, che in alcuni casi sono state rese monumenti: simboli ambivalenti (perché in parte retorici) di una memoria collettiva. Ciò che emerge dalle opere d’arte è la condizione dell’individuo nella sua relazione con l’ambiente, e in questo caso con la sua esplicita conformazione e con la sua storia.

Il percorso della mostra coinvolge per la peculiarità dei lavori, che manifestano la sublime armonia della natura che da sempre esercita un irresistibile fascino sull’uomo, ma al contempo è proprio questo aspetto ad aprire un varco nella memoria che affonda le sue radici negli eventi del ventesimo secolo.

La mostra di Silvia Mariotti è costituita da una serie di opere prevalentemente fotografiche disseminate nello spazio di Villa Manin, che percorrono la storia attraverso differenti chiavi di lettura, partendo dalla conformazione di un territorio e aprendo a nuove suggestioni. Infatti, oltre alle fotografie l’artista interviene nello spazio con degli elementi scultorei, riferimenti che affondano le loro radici nella storia passata e in quella recente per manifestare quella concatenazione di eventi che sono alla base di vicende storiche significative. Un’opera d’arte site-specific rimanda all’episodio dell’incendio del Narodni Dom a Trieste nel 1920, e attraverso questa l’artista traccia una linea temporale che manifesta la successione di episodi che sono stati al centro di un odio etnico, riconoscibile nella maggior parte dei conflitti.

Il percorso della mostra coinvolge per la peculiarità dei lavori, che manifestano la sublime armonia della natura che da sempre esercita un irresistibile fascino sull’uomo, ma al contempo è proprio questo aspetto ad aprire un varco nella memoria che affonda le sue radici negli eventi del ventesimo secolo. Le diverse chiavi di lettura che affiorano si legano a vicende storiche complesse che pongono ancora l’interrogativo sull’esperienza umana del primo e del secondo conflitto mondiale, non ancora del tutto scandagliata, aprendo a visioni e punti di vista differenti (storico, filosofico e psicoanalitico) su questo episodio talmente potente nella sua tragicità, da valicare la misura della vita di chi l’ha fronteggiata direttamente, trasmettendosi anche dopo la morte dell’individuo, forte al punto da plasmare l’identità culturale di generazione in generazione.

LA RASSEGNA B#SIDE WAR – B#SIDE WAR è una rassegna artistica e culturale diffusa, che permea i territori del Friuli Venezia Giulia , del Veneto e dell’Istria, con mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, talks e incontri, conferenze, ricerche e pubblicazioni. Nata con lo scopo di indagare i lasciti e i retaggi della Grande guerra alle nuove generazioni, la rassegna vuole contribuire al ripristino di quei nessi che si sono allentati tra il primo conflitto mondiale e il nostro quotidiano, al fine di indagare il legame che sussiste tra il nostro passato di guerra e il modo in cui oggi percepiamo il mondo.

IO DEPOSITO ONG – L’associazione IoDeposito è stata fondata nel 2009, con lo scopo di svolgere attività di promozione delle opportunità giovanili, sostenendo i giovani del nord est, il loro benessere culturale e le loro competenze specifiche, con una particolare propensione verso i settori delle arti visive e della formazione ai mestieri del management culturale e della curatela. In poco meno di sei anni di attività l’associazione ha coinvolto più di 100.000 persone nelle sue progettazioni: mostre, progetti culturali ed artistici, progetti di ricerca, percorsi di formazione.